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Just Music Makers ritorna in superficie…
Dopo aver ospitato act di culto come Plant43, Ra.H/Morphosis, Gerald Mitchell (Los Hermanos), Annie Hall, Jo Johnson, affiancandoli ad astri nascenti ed affermati del belpaese come Vaghe Stelle, Riga, Furtherset, Decoside, Just Music Makers ritorna con una delle sue accoppiate di live set meglio riuscite: 65d Mavericks e Edanticonf.

Sul suggestivo palco del Cortile della Farmacia si esibiranno quindi il passato, il presente e il futuro della dell’elettronica più deep, intensa e scintillante.

Nick Dunton

Nick Dunton from 65D Mavericks

Nick Dunton è il creatore insieme a Richard Polson dei famigerati 65D MAVERICKS, uno dei più intensi, intransigenti e sperimentali act che l’elettronica inglese abbia mai prodotto. Insieme a Surgeon, James Ruskin, Regis & Female, i 65D Mavericks hanno contribuito lungo tutti i ’90s a forgiare il suono techno “Brit” per antonomasia: tramite i loro ricercati dischi, i loro incendiari live set e la loro Surface Records sono stati scultori e propugnatori di groove metallici e atmosfere cupe  a tratti irriguardose verso lo stesso concetto di techno.

Dopo la scomparsa di Richard, Nick ha ammorbidito i toni e negli ultimi anni si è dedicato a meravigliose uscite che riscrivono i canoni deep techno ed electro, uniscono caldi groove a nuove estetiche sonore, senza rinunciare a romantiche visioni melodiche e a scintillanti sferzate di luce sintetica.

Edanticonf

Edoardo Zerbinati aka Edanticonf

Edoardo Zerbinati, in arte Edanticonf, è un caro amico torinese da anni ormai a sospeso tra la vita spagnola ed italiana. Giovanissimo comincia a sperimentare con la musica elettronica nel 2009 muovendosi tra territori ambient e tracce più marcatamente techno adatte anche al dancefloor. Da qui una fortunata serie di uscite discografiche, accomunate da una forte emotività compositiva: talvolta atmosfere cupe, altre volte aperture piene di speranza ed energia, che esprimono molto bene il suo carattere sensibile.

Perfetto preludio all’eclettico live di Nick, creato appositamente per questo showcase, Edanticonf proporrà il suo nuovo live.

A far da contorno al ricco menu della serata, i dj set della scuderia Eclipsemusic, con Francesco Stella e i padroni di casa passEnger e xluve.

Don’t miss it!!!

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Ecco a voi la terza ed ultima parte dell’intervista (qui la prima e qui la seconda parte) a Francesco Stella, label manager di Eclipse Music.
In questo suo secondo mixato Francesco si sposta su periodi più recenti ed arriva al cuore delle coordinate musicali, espressive ed emotive che lo hanno portato a creare Eclipse Music. Buon ascolto!

Francesco Stella – JMM03 Podcast (parte 2)

Download: Francesco Stella – JMM Podcast – parte 2 (click con il destro + ‘salva come’)

Scuba – Green Light [Ovum recordings]

Per molti anni ho suonato questo disco dal centrino azzurro con rappresentato sopra il bimbo Max del racconto ‘Where The Wild Things Are’ ma non potevo immaginare che dietro il nickname Scuba si nascondesse uno dei produttori di Philadelphia che stimo di più, King Britt. In assoluto uno dei suoi lavori che preferisco di più, sei tracce una più bella dell’altra. Ho scelto ‘Green Light’ perché rappresenta di più il mio concetto di musica deep.

Rhythm & Sound w/ Paul St. Hilaire – Spend Some Time [Burial Mix]

Scriverò un unico commento su le prossime tre tracce, a partire da questa.

Genio allo stato puro, la capacità di Moritz Von Oswald e Markus Ernestus di plasmare generi nuovi di Electronic Dub ha segnato indelebilmente gli anni ’90 e ha consolidato la loro reputazione iniziata con le produzioni Basic Channel, Cyrus, Maurizio e i vari Rounds numerati. Riuscire ad avere una visione così profonda della cultura musicale giamaicana rimanendo chiusi nello studio di una gelida Berlino a chilometri di distanza dal mare caraibico e dalle temperature rigeneranti è un qualche cosa che può accadere solamente a chi è dotato della stessa immaginazione di Stevenson, costretto a letto nelle desolate lande di Scozia e alle prese con la stesura di quel capolavoro intitolato ‘L’isola del Tesoro’. Il suono del duo teutonico ha fatto maturare inconsapevolmente dentro di me il desiderio di aprire una label che promuovesse suoni profondi.

Rhythm & Sound – Queen In My Empire (Version) [Burial Mix]

Vedi sopra.

Round Four Feat. Tikiman – Find A Way [Main Street Records]

Vedi sopra.

Larry Heard – Missing You [Jack Trax]

Avrei potuto scegliere tantissime tracce più rappresentative del suono di Mr. Fingers, ma non ho resistito e ho incluso quella che rappresenta meglio me e i miei trascorsi da DJ di warm up. Per molti anni quando suonavo con la Daisy Tribe ho dovuto aprire i set di grandi nomi della scena House e quindi la mia ricerca puntava a proporre tutte quelle tracce che potessero accompagnare con dolcezza la gente sul dancefloor. Questa era una di quelle.

Frankie Knuckles presents Satoshie Tomiie – Tears [FFRR US]

A chi pensa che le canzoni House parlino solo di sesso e droga ecco una pronta smentita!

I’m a real good actor / This is a heavy roll / Our love is a script /
And you carry total control / Like a clown and I’ve been smiling /
Whenever people were all around / But when the curtain comes down / And the circus is through / No one is left but me you and all my /
Tears / So many tears and my tears / One word could wash them away / One word could take the place.

Per chi come me è cresciuto musicalmente a cavallo tra gli anni 80 e 90 Robert Owens ha rappresentato niente più e niente meno che la migliore voce maschile della scena House. Tears è un classico che mantiene intatta la sua magia a distanza di anni.

John Daly – Freak Out Or Get Out [Wave Music]

Era esattamente il 2007 quando in piena fase creativa e alle prese con il concepimento di Eclipse esce sull’etichetta di Francois Kevorkian il disco di un produttore irlandese a me sconosciuto. Senza troppi giri di parole posso tranquillamente asserire che John Daly mi ha dato la spinta definitiva nell’intraprendere l’avventura discografica.

Boyd Jarvis – Atmos-Fear (Atmospheric Mix) [Wave Music]

E’ stata dura non includere in questo podcast una traccia di Francois Kevorkian, molto probabilmente uno dei personaggi che preferisco in assoluto nella cultura dance. Alla fine sono contento di aver comunque scelto due tracce della sua etichetta Wave Music, mi fa sognare e in un certo senso mi sento più vicino al Francois K manager che al Francois K ineguagliabile e inimitabile DJ/producer. ‘Atmos-Fear’ è stata una traccia che ha accompagnato per tanti anni i miei set e trova ancora sempre un posticino nella mia borsa. Ha tutti gli elementi del suono Wave, forte impatto sul dancefloor mantenendo suoni eterei e profondi.

Mood II Swing – Call Me (Duke’s Pink Mix) [Earth, Moon & Sun]

John Ciafone & Lem Springsteen sono ricordati per aver prodotto nel corso di un ventennio una quantità di musica di inestimabile valore. La versione firmata DJ Duke di ‘Call Me’ mi rimanda imediatamente alle atmosfere Loft di David Mancuso e ai suoni vintage di Dexter Wansel. Disco che ha segnato il 2000 ed è stato ampiamente suonato anche da DJ Harvey e Idjut Boys.

Bobby Konders – Version [Nu Groove]

Volevo includere in questo podcast un disco della Nu Groove che è stata per molto tempo, ed è tutt’ora, una delle mie label preferite. La puntina è caduta su ‘The Poem’, un classico che non ha bisogno di presentazioni, ma poi ho deciso di suonare ‘Version’ che è la stessa identica traccia ma priva delle parole Dub Poet che rimandano ancora alle atmosfere giamaicane già esplorate con i Burial Mix di prima.

Maurizio – M4 [Maurizio]

Era il 1995 la prima volta che ascoltai Francois Kevorkian a Londra e mi ricordo come se fosse ora l’effetto che mi fece ascoltare M4 sul sound system del Ministry Of Sound (per chi non lo sapesse disegnato e progettato da Richard Long e Larry Levan per volere di Harvey Bassett). Dal giorno seguente mi sono messo alla ricerca di questo disco sconosciuto ma senza successo. Una volta tornato in Italia riesco finalmente a mettere le mani su questo disco di plastica rossa senza sapere che dietro a quel suono c’era l’uomo che cambiò definitivamente il mio modo di ascoltare musica. Moritz Von Oswald. Again!

Underground Sound Of Lisbon – Are You Looking for Me? (In The Backroom II) [Twisted America]

Non poteva mancare un disco Twisted, che insieme alla Tribal sono state indubbiamente le etichette più innovative dell’house anni ’90. Puntando su un suono decisamente tribale le loro release hanno scandito un decennio con i successi firmati Murk, Danny Tenaglia e Peter Daou. Underground Sound Of Lisbon producevano sostanzialmente tracce da After Party come la smash hit ‘So Get Up’. Qui nel podcast ho scelto una delle mie preferite, Dirty House dal testo altamente erotico.

Soul Purpose – Soul Purpose Too [Low Pressings]

Benchè la Low Pressings faceva un suono troppo tribale e progressive per i miei gusti, questa traccia di Clive Henry e Justin Drake meglio noti come Peace Division rappresenta bene il genere che proponevo in apertura quando c’era la necessità di un suono più deep.

Lou 2 – Freaky [Strictly Rhythm]

Ed eccoci alla Strictly Rhythm! Penso che nella mia collezione di vinili ci siano più Strictly che dischi di altre label. Una delle etichette più prolifiche della storia dell’House americana. Ne ho preso uno a caso e come per magia è venuta fuori una produzione di Little Louie Vega. Deep allo stato puro, classe e qualità da vendere come tutte le produzioni firmate MAW, che si tratti di Louie Vega o Kenny Dope o tutti e due insieme.
Avrei dovuto soffermarmi molto di più sulle produzioni Masters At Work ma sinceramente sono andato in crisi, poco spazio e necessità di sintetizzare non aiutano di certo a selezionare le tracce più rappresentative del loro lavoro, dai progetti Kenlou ai capolavori Nuyorican Soul, fino alle incursioni disco ’70 di The Bucketheads, loro sono stati i veri pilastri della cultura House americana con influenze più Soul, Afro, Latin e Jazzy.

Virgo – Free Yourself [Trax Records]

Ok Trax Records! da dove cominciare? Difficile scrivere due righe su quella che molto probabilmente è stata l’etichetta House per antonomasia. Trax vuol dire innanzitutto centrino rosso con scritta bianca, un segno inconfondibile che rimanda a Chicago, a Ron Hardy, alle produzioni di leggende come Frankie Knuckles, Mr. Fingers, Phuture, Marshall Jefferson, Adonis. Ed ecco proprio questi ultimi! Potevo scegliere ‘No Way Back’ di Adonis oppure qualche traccia di Jungle Wonz. Sinceramente ho voluto puntare su un Trax meno popolare ma sempre noto agli appassionati e la scelta non poteva cadere che su una loro produzione congiunta, Adonis Smith + Marshall Jefferson = Virgo! uno dei progetti più interessanti su Trax Records. Lascio a voi il giudizio!

Rhythim Is Rhythim – It Is What It Is [Transmat]

Da Chicago a Detroit nel mezzo la storia della musica dance elettronica. Due città, due generi House e Techno. Scelgo “Icon” o “It Is What It Is”? ..ma che ne so!!! Chiudo gli occhi e pesco a caso, ed eccoci qui! Una delle tracce più soulful di Derrick May, perché Detroit Techno vuol dire una miriade di stili diversi, allora su cosa puntare per comprendere meglio il concetto di Hi Tech Soul? Traccia adattissima sia per un’audience House che Techno, ha segnato i miei gusti musicali per sempre. Intensamente suonata da DJs come Francois K, Laurent Garnier, Tony Humphries, Marshall Jefferson, rimane oggi uno dei migliori esempi di Detroit Techno che io conosca. Qui un mio piccolo segno di riconoscimento va a due DJs di Torino, Federico Gandin e Gianluca Pandullo, che mi hanno avvicinato ai suoni di questa label e di questo ineguagliabile genere musicale.

Basic Channel – Q1.1/I [Basic Channel]

1993! Questo disco è stato prodotto nel ’93. Penso a cosa si ballava in quell’anno mentre questi due erano da qualche parte su Marte ad esplorare nuovi orizzonti sonori. Si, sto di nuovo parlando di nuovo di quei due simpatici ragazzi, Moritz Von Oswald e Markus Ernestus. Altra label fondamentale della quale consiglio un attento ascolto (intero catalogo) e per capire cosa mi ha spinto ad intraprendere l’avventura Eclipse.

Galaxy To Galaxy – Hi Tech Jazz (Live Version) [Underground Resistance]

E così siamo giunti alla fine del podcast. Vi lascio con una traccia firmata UR e direi che ogni commento è superfluo.

Piuttosto vorrei fare una considerazione sul fatto che due ore di podcast non sono minimamente sufficienti per esplorare il mio universo musicale. Ho omesso decine di act, band e produttori che stimo, per citarne alcuni, Black Science Orchestra, Gary Numan, Model 500, Liquid Liquid, Joy Division, Tangerine Dream e molti altri, ma devo dire che mi sono divertito a scovare dischi che mi hanno riportato indietro nel tempo e il mio ringraziamento più sincero va ai ragazzi di Just Music Makers che mi hanno dato questa possibilità. Dedico quest’ultimo disco a loro e soprattutto a Voi! Se leggete quest’ultima riga vuol dire che avete avuto la pazienza di seguirmi e di ascoltare. Grazie!

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Rieccoci, finalmente!

La terza session di JUST MUSIC MAKERS ha finalmente trovato la sua forma…

“Eclipse at the Cube”

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Sede di grandi eventi come ‘Club To Club’ e ‘Movement’, Torino ha ancora spazio per ospitare piccoli happening e promuovere modi alternativi per approcciarsi alla musica elettronica.

A Just Music Makers, la nostra serata dedicata al lato più underground e stimolante della musica elettronica, cerchiamo sempre di creare situazioni particolari, invitando electro acts in musei o ospitando live techno in locali prettamente rock.

Questa volta JMM scopre le intersezioni fra musica elettronica live e danza classica/contemporanea, ospitando questo incontro di arti in un luogo speciale, ‘The Cube’ appunto.

Dopo aver ospitato acts come Annie Hall, Plant43, Jo Johnson e Vaghe Stelle, la nuova session è dedicata al versante più deep e intimo della Techno, dedicando l’intera serata all’etichetta torinese Eclipsemusic.

Sul lato musicale avremo il nuovo acquisto della label, Edanticonf da Barcellona, Roberto Bardini e Decoside ormai indiscussi talenti di livello europeo, passEnger+xluve (invitati di recente al Bleep43 i Londra, insieme a Surgeon, Dj Pete e Donato Dozzy) a fare i consueti onori di casa JMM, nonchè il creatore dell’etichetta Francesco Stella.

Sul lato della danza, la compagnia Karma Dance Project si esibirà con due interventi presentando coreografie specifiche create per alcuni brani di prossima pubblicazione dall’etichetta.

Insomma, sarà un progetto sperimentale che cercherà di unire musica e danza in modo che ogni forma d’arte esalti e completi l’altra, per un’esperienza unica e speriamo affascinante e ispiratrice.

Ci vediamo nel Cubo!

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JUST MUSIC MAKERS Session #3

18 Dicembre dalle 21.00 @ The Cube
(presso Officine Corsare, Via Giorgio Pallavicino, 35
QUI–> http://tinyurl.com/378y9yw)

Info: hello @ justmusicmakers.com (rimuovi gli spazi prima e dopo “@”)

Facebook Event: Just Music Makers

Programma:

21.00 > Francesco Stella Dj Set
22.00 > Karma Dance Project performs SYZYGY part 1
22.30 > Edanticonf Live
23.15  > passEnger+xluve Live
00.00 > Karma Dance Project performs SYZYGY part 2
00.30 > Decoside Dj set
01.30  > Roberto Bardini Dj set

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Ed eccoci alla seconda parte dell’intervista (qui la prima) a Francesco Stella, label manager di Eclipse Music. Come detto, abbiamo chiesto a Francesco di registrare un podcast che cercasse di ri(n)tracciare le coordinate musicali, espressive ed emotive che lo hanno portato a creare Eclipse Music.

Come sempre in questi casi, difficile è sintetizzare anni di musiche ed esperienze ad esse legate.. alla fine sono arrivati ben due podcast, corredati di commenti e note personali. Mettetevi comodi per l’ascolto e buona lettura di questa prima parte!

Francesco Stella – JMM Podcast (parte 1)

Download: Francesco Stella – JMM Podcast (parte 1) (click con il destro + ‘salva come’)

Wendy Carlos – Spring [Columbia]

Wendy Carlos, al secolo Walter Carlos è una musicista statunitense che per troppo tempo ha subito critiche ingiustificate dovute principalmente al suo cambio di sesso. Oltre ad essere un’ottima fotografa di eclissi solari Wendy è soprattutto un pilastro dei suoni sintetizzati, il suo incontro con Robert Moog la portò a studiare a fondo la sintesi del suono fin dai primi anni ’60. Nel 1972 pubblica ‘Sonic Seasoning’, doppio album sul quale appaiono quattro tracce, una per lato, ognuna dedicata ad una stagione. Brian Eno rivendica i natali del genere Ambient, ma Wendy Carlos arriva prima e in tempi non sospetti. ‘Spring’ è una miscela di lead synths e sperimentazioni acustiche che accompagnano dolcemente un ensemble di registrazioni ambientali primaverili di pioggia e tuoni.

Vangelis – Blade Runner Blues (Esper Edition Version) [Bootleg Version]

Vangelis non ha bisogno di molte presentazioni. Dieci minuti di pura poesia, ‘Blade Runner Blues’ è una delle tracce più ispirate dell’intera colonna sonora qui nella versione bootleg Esper Edition. Un lavoro che rasenta la perfezione, mi ha catturato fin dal primo ascolto, sono riuscito a decontestualizzarla e renderla uno dei punti fermi della mia formazione musicale.

Bowie / Eno – Subterraneans

Ultima traccia dell’album ‘Low’ di David Bowie, ‘Subterraneans’ è un riassunto preciso del periodo migliore di Bowie, quello che lo vede collaborare con Brian Eno alla stesura della trilogia berlinese, ovvero i tre album più sperimentali ‘Low’, ‘Heroes’ e ‘Lodger’.
Oscura e intrisa di atmosfere alienanti ‘Subterraneans’ è una delle tracce che più mi hanno ispirato negli anni.

Pharoah Sanders – Astral Traveling [Impulse!]

Uno dei compositori jazz più sperimentali della Impulse!, Pharoah incanta nel tempo grazie alla sua musica ricca di spiritualià e risonanza. ‘Astral Traveling’ è stata spesso campionata dai produttori di Nu Jazz e Drum & Bass per il suono rimbombante del contrabbasso e gli accordi profondi. Una delle composizioni jazz che preferisco!

Eddie Henderson – Nostalgia [Blue Note]

Tratta dall’album ‘Heritage’uscito su Blue Note nel 1976, ‘Nostalgia’ è il brano dove si sente maggiormente l’influenza di Miles Davis su Henderson, qui insieme a nomi come Patrice Rushen e Mtume. ‘Heritage’ rimane uno degli album di jazz funk anni ’70 più ispirati di sempre.

Flash & The Pan – Walking In The Rain [Albert Prodution]

Scoperta in versione house grazie ad un remix di Gemolotto, mi ci sono voluti parecchi anni prima di ricordarmi che il brano originale era degli australiani Flash & The Pan. Cavallo di battaglia di DJ Harvey ai suoi famigerati e segretissimi Sarcastic Disco Party di Los Angeles, ho sempre trovato nelle sue note e in quella voce così aliena un qualche cosa di magico e ipnotico.

The Durutti Column – Sketches For Summer [Factory Records]

Dipinto dal film ’24 Hours Party People’ come uno degli artisti più sfigati della scuderia Factory, Vini Reilly rimane uno dei musicisti più interessanti e introspettivi dell’intera ondata Post Punk. La cosa che colpisce di più di ‘Sketches For Summer’ è la sua semplicità e la dimostrazione che si può fare musica altamente emotiva pur non avendo tecnica e capacità esecutive di primo livello.

Holger Czukay, Jah Wobble & The Edge – Hold On To Your Dreams (Kebo Edit) [White]

Sicuramente Jah Wobble è più conosciuto per i PIL e Invaders Of The Heart che per le sue centinaia di collaborazioni con esponenti della World e Dance Music. ‘Hold On To Your Dreams’ è una traccia estratta dal mini EP del 1983 prodotto da Francois Kevorkian ‘Snake Charmer’ al quale collaborano niente di meno che Holger Czukay (ex Can), The Edge (U2) e Arthur Russell. La canzone dura più di 8 minuti, io ne ho fatto una mini edit ma garantisco che merita un ascolto dal primo all’ultimo solco.

Womack & Womack – Life’s Just A Ballgame (Dub Remix) [4th & Broadway]

La prima volta che ascoltai questo disco ricordo molto bene che ero in un negozio di dischi a New York e non potei fare a meno di comprarlo. Dopo tanti anni trova ancora spazio nella mia borsa di dischi.

Paul Lewis – Girl You Need A Change Of Mind (Idjut Boys Instrumental) [Central Records]

Gli Idjut Boys sono stati indiscutibilmente uno dei miei punti di riferimento, qui alle prese con la cover di un celebre brano di Eddie Kendricks ‘Girl You Need A Change Of Mind’. Nonostante il talento vocale di Paul Lewis renda giustizia al brano originale io ho scelto la versione strumentale che è meno conosciuta ed esprime meglio lo stile dub disco degli Idjut Boys.

The Orb – Little Fluffy Clouds (Danny Tenaglia’s Downtempo Groove) [Island]

Classico degli Orb remixato da Danny Tenaglia che riesce a spogliare il brano originale dagli elementi Trance rimpiazzandoli con un ritmiche bossa nova, pur lasciando intatta la magia psichedelica della traccia. Musica senza tempo e tutt’ora uno dei miei classici preferiti di sempre.

808 State – Pacific State [ZTT]

Disco che ha cambiato letteralmente il concetto di dance music. Un ibrido di House e Techno con sapori detroitiani, sicuramente uno dei capolavori della dance elettronica di matrice britannica firmato Martin Price e Gerald Simpson (A Guy Called Gerald). Uno dei dischi più suonati al The Haçienda di Manchester durante tutti gli anni ’90, mi ha sempre affascinato per i suoi elementi Ambient molto suggestivi e per le ritmiche sfrenate di Roland TR-808.

Manuel Göttsching – E2-E4 [Racket Records]

Scritto, suonato e prodotto nell’arco di una sera, ‘E2-E4′ rimane uno dei dischi più importanti della storia dell’elettronica. Manuel racconta che dopo molti ripensamenti passarono tre anni prima che decise di pubblicare il disco, sicuro del fatto che un brano basato su due accordi e della durata di 60 minuti potesse interessare a pochi. ‘E2-E4′ è stato un disco che ha ricoperto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del genere House e Techno e non mi riferisco solo a Sueño Latino di Lippoli, Albanese e Gemolotto, oppure Remake di Carl Craig. Derrick May parlando della traccia durante un’intervista confidò che lui e Juan Atkins ascoltarono il disco per settimane intere e grazie a quei suoni fondarono il concetto di Science Fiction Music che diede il via alle esplorazioni sonore delle loro labels Transmat e Metroplex. Prima ancora, durante gli ultimi gloriosi anni del Paradise Garage, Larry Levan ne fece massiccio utilizzo nei suoi set di 12 ore, addirittura suonandolo per esteso in tutti i suoi 60 minuti di durata.

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In vista della nuova puntata di Just Music Makers (info QUI) che vedrà ospite la scuderia Eclipsemusic esibirsi in live e dj set insieme agli interventi della compagnia parigina di danza Karma Dance Project, abbiamo contattato Francesco Stella, label manager di Eclipsemusic per scoprire qualcosa di più su di lui e sulla label che gestisce.

La seconda parte dell’intervista, a breve online, sarà dedicata ad un podcast realizzato da Francesco, che riassumerà le influenze e le ispirazioni per la creazione dell’etichetta.

Un grazie speciale ad Andrea Pregel per aver realizzato l’intervista e per il continuo supporto!

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Ciao Francesco, iniziamo quest’intervista parlando del tuo percorso musicale. Qual è il tuo background, quando hai iniziato a mettere dischi e quali sono i suoni che ti hanno maggiormente influenzato?

Per capire il mio percorso musicale bisogna fare un passo indietro di 20 anni. Intorno al 1990 ho iniziato a frequentare il mondo dei club proprio quando si iniziava a parlare di House Music. All’epoca ero completamente all’oscuro delle sue origini e facevo una certa confusione a comprenderne le diverse forme, dalla bocca della gente uscivano parole tipo Acid, Chicago, Techno ma ad essere sincero ero più rapito da tutto quello che ruotava attorno alla scena musicale nei club. Nel frattempo in Italia nasceva il fenomeno degli After Party ed è stato proprio in quel periodo che ho capito l’importanza della musica e del DJ.

Spinto dalla curiosità, nel 1994 ho iniziato a girare tra Londra, Manchester, NY e Ibiza assistendo all’esplosione del fenomeno House in club come Ministry Of Sound, Hacienda, Space, Amnesia e Sound Factory. Ben presto iniziai a comprare vinili per suonare a casa di amici e da li a poco trovai qualche residenza come Dj in piccoli club di Torino per approdare in seguito alla consolle della Daisy Tribe dove ho avuto l’opportunità di suonare con i migliori DJs della scena House italiana e internazionale come Moreno Pezzolato, Leo Mas, Ricky Montanari, Flavio Vecchi, Ralf, Tedd Patterson, Kenny Carpenter, DJ Disciple, David Morales. In quel periodo l’House si rifaceva ai classici Garage e Disco quindi sostanzialmente nei miei set si potevano sentire i dischi di etichette come Nu Groove, Strictly Rhythm, Guidance, MAW e Nervous miscelati insieme ad una buona dose di classici Trax e DJ International.

Grazie a queste esperienze e spinto da una grande sete di conoscenza ho scoperto le vere radici del fenomeno, quindi ho iniziato a collezionare dischi e a individuare dei punti di riferimento, potrei elencare mille artisti ma sostanzialmente i suoni che mi hanno influenzato maggiormente sono quelli seminali di Kraftwerk, Gottsching, Tangerine Dream e Gary Numan, i ritmi post punk di band come Joy Division, Cabaret Voltaire e Depeche Mode, tutta la scena newyorchese da Kool Herc a Bambaataa ai suoni di label come Salsoul e Prelude passando per la West End, Larry Levan e i classici Garage, il movimento post disco di Arthur Russell, Liquid Liquid, Esg e Material, fino ad arrivare alla scena House e Techno che ha segnato indelebilmente il mio excursus musicale con le produzioni di artisti come Marshall Jefferson, Larry Heard, Joe Claussell, Glenn Underground, MAW, Francois K, Stacey Pullen, Rhythim Is Rhythim, UR, Maurizio, il primo Carl Craig, Rhythm & Sound e tantissimi altri.

Cosa rappresentano per te Detroit e Berlino?

Trovo di gran lunga più interessante Detroit per quanto riguarda un discorso musicale generale, e non mi riferisco solo alla Motown o i tre di Belleville, piuttosto al ruolo che la città ha ricoperto nello sviluppo della musica nera e di come abbia influenzato centinaia di artisti in tutto il mondo, che si parli di Jazz , Rock, Soul, House o Techno.

Berlino comunque non è da meno. Mi sorprende come negli ultimi vent’anni sia riuscita ad assorbire gli input detroitiani, elaborarli, reinterpretarli e in un certo senso rispedirli al mittente sotto una nuova forma. Adoro la Dub Techno, è un genere che mi ha permesso di vedere oltre l’orizzonte sonoro, ha colpito il mio immaginario, continua ad ipnotizzarmi con i suoi suoni morbidi e profondi.

Techno e house sono le due sorgenti da cui è scaturita tanta musica attuale, ma nonostante l’età che avanza conservano ancora il fascino e la modernità di venticinque anni fa…

Ma certo, visto i tempi che corrono c’è molta più poesia nel comprendere le nostre origini piuttosto che rincorrere a tutti i costi un futuro che ancora deve arrivare, Techno e House mantengono integra la loro credibilità.

Cosa pensi della scena elettronica contemporanea?

Se Carl Craig e Moritz Von Oswald pubblicano la loro musica su Deutsche Grammophone e Brian Eno un album su Warp, penso che di strada ne è stata fatta molta e che sono ottimi segnali per la musica elettronica.

Nel mezzo del cammin di nostra vita hai deciso di aprire un’etichetta, la Eclipse Music: da cosa nasce questa decisione e in che modo ha preso forma il progetto?

Mi ritrovai in una selva oscura, con la frustrazione di aver perso troppo tempo. All’inizio l’idea è nata con l’intento di pubblicare delle mie produzioni poi mi sono reso conto che gestire un’etichetta e produrre musica allo stesso tempo non è facile, richiede enormi sforzi in termini di tempo e denaro e così, ho iniziato a pubblicare produzioni di artisti emergenti utilizzando una semplice formula, se una traccia mi entra in testa allora non mi faccio molte domande, la pubblico e basta. Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali, è la colonna sonora delle mie emozioni del mio rapporto con la natura, con l’ambiente che mi circonda.

“Eclipse è un contenitore di significati del tutto personali che non necessita spiegazioni razionali”

Da cosa deriva la scelta del nome?

E’ stato un caso, una sera di primavera sono uscito per guardare un’eclissi lunare e davanti a quello spettacolo ho inziato a pensare ai pianeti, alle stelle, all’assenza di luce e così mi è venuto in mente un semplice concetto metaforico legato all’eclissi, quello di un’etichetta che promuovesse sonorità nate all’ombra del mainstream. Era il 2006, in pieno fermento Minimal ho deciso di andare contro corrente e rifiutare categoricamente ogni imposizione dettata dal mercato e dalle mode.

Siamo in piena era digitale, i mercati crollano, i negozi di dischi chiudono e tu scegli di pubblicare solo in vinile… Incoscienza, nostalgia, o c’è qualcosa di più?

Direi qualcosa di più, non voglio scatenare polemiche sterili legate alla qualità del suono o altro, mi limito a dire che il supporto conta fino ad un certo punto e l’importanza che si da è del tutto soggettiva. Siamo ancora circondati di tanta tecnologia valida e perfettamente funzionante, se per qualcuno è più comodo un laptop al posto di una valigia di dischi avrà le sue ragioni. Non è escluso che nel 2011 Eclipse possa comunque pubblicare qualche cosa per il mercato digitale, anche se probabilmente non tutto.

Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato nel gestire l’etichetta?

Trasmettere la propria visione agli artisti non è una cosa facile. Il rischio più grande è quello di scendere a compromessi per mettere le parti d’accordo. La figura del Label Manager spesso è soggetta a imposizioni artistiche. Un esempio può essere quello dell’artista che ti sottopone delle tracce, tu le scegli e decidi che sono buone poi quando ti arriva il mixdown finale sono completamente diverse da come le avevi sentite. Questo aspetto implica perdite di tempo che si aggiungono ad altri rallentamenti dovuti alla distribuzione e ai pre-ordini.

Mantenere un rapporto di rispetto reciproco diventa un aspetto fondamentale per stringere sinergie e collaborazioni durature, poi io non sono il tipo di Label Manager che vuole imporre la propria personalità, trovo che gli artisti debbano essere liberi di esprimersi come meglio credono mantenendo comunque integra la visione della label.

Quali sono i suoni a cui intendi dare spazio?

Ogni artista che pubblica su Eclipse ha un suono personale che lo distingue, non volevo creare una label che avesse una release uguale all’altra, per troppo tempo abbiamo assistito all’avvicendarsi di etichette elettroniche con 4 o 5 artisti che avevano tutti lo stesso stile, a me non interessa essere riconosciuto per un suono preciso, penso che gli artisti debbano avere la possibilità di crescere e maturare secondo il loro percorso personale. Ci sono produttori come Roberto Bardini e Decoside che hanno un suono più immediato e riconducibile ad un genere ben preciso, altri come passEnger e Edanticonf che coltivano sonorità più sperimentali che si comprenderanno meglio sulla distanza e con il passare del tempo. Comunque Eclipse rimane una piattaforma Techno che trova ispirazione da sonorità di etichette come Transmat, UR, Metrolex, Planet E, Basic Channel, Chain Reaction, Maurizio e Rhythm & Sound, ma anche dall’eredità dei grandi compositori contemporanei come Jarre e Vangelis.

Con il passare del tempo ho anche maturato l’esigenza di creare una sub-label che desse spazio a suoni più House e così è nata Black Sunshine Recordings che grazie alla prima release firmata dal giovane e talentuoso produttore russo Yuri Shulgin sotto il nickname di Mistanomista ha già avuto un successo inaspettato. Aspettatevi altre sorprese!

Come scegli gli artisti con cui collaborare?

La scelta dell’artista è un processo abbastanza spontaneo, ovviamente in primis devo rimanere affascinato dalla musica, però l’artista deve avere anche certe qualità dal punto di vista umano. Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza. Sono molto selettivo in questo e non accetto comportamenti superficiali o atti ad elevare eccessivamente l’ego.

“Trovo che i veri artisti siano quelli che non si definiscono tali, che riescono a mantenere una buona dose di umiltà e soprattutto di purezza”

A breve andrà in stampa la quinta uscita dell’etichetta, firmata Edanticonf. Che tipo di suoni dobbiamo aspettarci?

Non voglio anticipare troppo, dico solo che la title track Winter Morning è un esplosione di suoni. Una vera bomba!

Lo scorso settembre è venuta a mancare una figura importante della scena di Detroit, con cui hai avuto modo di collaborare attraverso la label. Qual è il tuo ricordo di Aaron-Carl?

Collaboravamo da qualche anno ed era sempre un piacere corrispondere con lui, era una di quelle persone che arricchiscono lo spirito, molto cordiale e affettuosa.

Ci saremo dovuti incontrare di persona in occasione di una sua data qui a Torino, poi la notizia della malattia e la tragica scomparsa, è successo tutto così in fretta che siamo rimasti attoniti e sgomenti. Ci mancherà molto!

Veniamo a Eclipse at The Cube. Il prossimo 18 dicembre presenterai in anteprima a JMM un progetto speciale che vede coinvolto un collettivo parigino di danza. Com’è nata la collaborazione con il Karma Dance Project e come si articola la performance?

La collaborazione è nata quasi per caso, quest’estate ho ritrovato una cara amica che non vedevo da molti anni e che vive a Parigi svolgendo il suo lavoro di ballerina professionista, e così, parlando di trascorsi e progetti futuri è saltata fuori questa idea di collaborare ad un progetto che coinvolgesse la sua compagnia di ballo KDP e la mia etichetta Eclipse.. così non abbiamo perso tempo, le ho inviato delle tracce sulle quali ha iniziato ad creare una coreografia con la sua compagnia e il risultato sarà quello che vedrete al “the Cube” questo 18 dicembre in occasione dell’attesissimo evento Just Music Makers.

Danza e musica elettronica: due mondi apparentemente lontani si incontrano in una miscela di suoni e movimenti. Qual è il segreto?

La voglia di esplorare nuove frontiere, sperimentare e cercare nuove forme di dialogo tra varie discipline artistiche. Danza e Musica sono un binomio imprescindibile sia che si tratti di generi o categorie.

Ascolteremo del materiale inedito?

Certamente! Ascolterete in anteprima alcune tracce che faranno parte di una raccolta di vari artisti e che uscirà a breve su CD. Non dico altro!

In parallelo a questa intervista hai accettato di preparare un mixato con le tracce che più hanno influenzato il profilo musicale dell’etichetta. Immagino che la scelta di questi dischi trascenda la qualità o la bellezza delle musiche e si possa ricondurre a un legame emotivamente più profondo…

Sarà una selezione di 15 tracce che hanno profondamente segnato il mio percorso musicale e di conseguenza ispirato la nascita della mia etichetta.

Due ore di suono globale dove spazierò tra l’elettronica classica passando attraverso svariati generi musicali: Ambient, Jazz, Krautrock, Post Punk, Dub, House, Techno, Funk …on and on.

A tre anni dalla prima uscita Eclipse firmata Rob Bardini è possibile voltarsi e ripercorrere con lo sguardo la strada fatta, raccogliendo sensazioni e ricordi. Qual è il bilancio di quest’esperienza ancora in corso? Come risponde il mercato e qual è lo spirito con cui prosegui l’avventura?

Ricordo molto bene e con affetto la sera che ho parlato del progetto Eclipse a Federico Gandin, un noto DJ della vecchia scuola di Torino che, forte delle sue precedenti esperienze, mi diede dei preziosi consigli, c’era anche Roberto Bardini che già conoscevo per alcune sue produzioni che giravano da un po’. Che dire, sono passati pochi anni per fare un vero e proprio resoconto. C’è ancora molta strada da fare e ormai Eclipse ha un suo piccolo seguito di sostenitori, il mercato risponde con entusiasmo. Quando si punta ad un prodotto di nicchia e di qualità la responsabilità delle vendite ha un peso sostenibile e quindi si è più liberi da schemi o imposizioni dettate dal mercato. Quando celebreremo il decimo anno faremo un bilancio vero!

Musica di qualità, produttori giovani e di talento, performance di danza… Quale sarà il prossimo passo? Hai progetti in cantiere?

Al momento sto lavorando al release plan che sta iniziando ad infittirsi, a breve uscirà il disco di Edanticonf e la seconda uscita di Black Sunshine sempre prodotta da Mistanomista, a seguire il sampler Various Artists SYZYGY (“A collection of multiple trax in the same gravitational system”). Sto raccogliendo materiale per pubblicare l’album di un mio artista ma non voglio anticipare niente, infine la collaborazione con Karma Dance Project potrebbe avere degli sbocchi imminenti.

Sogni nel cassetto?

Molti e sono legati alle mia passioni principali come la fotografia, il cinema e i viaggi.

Scheletri nell’armadio?

Stai scherzando? Non basterebbero altre 10 interviste!

Chiudiamo con un momento marzulliano. Tv e giornali sono pieni di spazzatura: meglio la musica alternativa o l’alternativa è la musica?

Avrei preferito di gran lunga “Si faccia una domanda, si dia una risposta”.. ..ma prima che Giovanna Bizzarri inizi ad intonare al pianoforte una canzone di Giggi D’Alessio scappo! ciao!!!

Grazie mille per l’intervista! E in bocca al Cubo!

Crepi dalla potenza dei decibel!

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La seconda parte dell’intervista sarà pubblicata a breve.

Francesco Stella si esibirà in dj set il 18 Dicembre per Just Music Makers a “Eclipse at the Cube”.

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